BIO
Avete presente gli anni ottanta edonisti, modaioli, vuoti, preludio al futuro peggiore che è poi arrivato? Dimenticateli. I Ghetto 84 (1984-1997) erano figli del loro tempo ma non certo in quel senso.
Una punk-oi band pura, compatta e tremendamente diretta. Un solo incredibile album segna la loro esistenza: A denti stretti (Gridalo Forte Records, 1995). Rabbia sonora condita da echi di reggae e ammiccamenti ska. Testi in italiano per canzoni immerse nella realtà socio-politica che tutti i giorni Rude (voce), Chicco e Tullo (chitarre), Pippo (basso - strumento al quale si alternarono anche il Gambero e la Biscia) e il Negro (batteria) vedevano e vivevano nel loro quartiere, la Bolognina. Come
Dozza prison blues , che prende spunto dai fatti di cronaca che portarono all'arresto dei poliziotti "della Uno bianca", oppure Feccia , un sorta di inno degli emarginati contro il potere ("se non balli sei fuori dal gioco se non strisci proveranno col fuoco"). Al loro attivo anche una raccolta di inediti Tracce 87-91 pubblicata da Steno dei Nabat con la sua Ansaldi Records. Merita di essere raccontato il fatto che il Subcomandante Marcos , in Messico, aveva avuto in qualche modo l'album dei Ghetto 84 e li citò in un'intervista, inviando loro anche una lettera di ringraziamento per l'appoggio al movimento zapatista. Questo nel 1994, poi nel 2008 chiese informazioni su "quella band di Bologna" e ricevette i dischi che
Rude ha poi fatto continuando la carriera solista (durante la quale ha collaborato, tra
i tanti, con Manu Chao). Una loro biografia ancora in giro nella rete recita: "insieme a gruppi come Nabat, Klasse Kriminale e pochi altri, i Ghetto 84 sono considerati uno dei gruppi più rappresentativi
dell'epoca e del contesto culturale in cui hanno operato ".