BIO
I Nabat sono (prego notare il tempo del verbo usato) il gruppo OI! più importante d’Italia. Non ci sono se e ma. I Nabat rappresentano la forza dell’OI! e sono rimasti fedeli, negli anni, agli ideali di un movimento musicale fortemente radicato nel tessuto sociale, quello che in Inghilterra vedeva uniti i proletari bianchi e neri. Strano vero? Considerando come poi una parte del movimento abbia virato verso una forma di razzismo becera e sterile.
La band nacque nel ’79, quando in città si cominciavano a scorgere i primi punk. Il leader era Stefano “Steno” Cimato, ex bassista dei Raf Punk ed ormai diventato il leader cittadino di questa musica che associava il punk con i cori da stadio. La prima formazione era composta da Stefano “Stiv” Argiropoulus (chitarra), Giulio (basso) e Davide Tamburini (batteria). Il primo concerto si tenne presso il Circolo anarchico “C. Bernieri” insieme a Stalag17, Bacteria, Anna Falkss e Raf Punk. La platea che assistette al live si rese conto, fin dalle prime note, che i Nabat erano distanti anni luce dal movimento punk.
Cambi di formazione: con i nuovi arrivi Marco “Ui Ui” Barbieri (batteria) e Davide “Abbondante” Barbieri (basso) la band realizzò un demo-tape condiviso con i Rip Off, quindi si ridusse a trio per l’abbandono di Bernardi, che andò a suonare con i Rockin’ Eddie And His Friends. Nulla di preoccupante, la band si avventurò in tour insieme agli inglesi Soldier Of Fortune (che a Bologna avevano trovato una seconda casa).
Il 1982 fu l’anno della svolta. Steno decise di fondare una casa discografica: la C.A.S. (Campane a Stormo) ed i Nabat si accinsero a registrare i brani del disco di debutto.
“Scenderemo nelle strade” fu il grido di rabbia della band, un EP con cinque pezzi mal registrati che erano un calcio nello stomaco di una città che sembrava sonnecchiare. I Nabat erano diventati i portavoce dell’OI! In poche settimane il singolo arrivò alla cifra di 2000 copie vendute con il semplice passa parola. Giusto per fare un confronto con l’attualità, tante produzioni odierne di indie rock si assestano, in tutta Italia, intorno alle 50 copie. E con l’aiuto del web. Ma andiamo avanti.
I Nabat trovarono sulla loro strada il chitarrista (e futuro scrittore) Riccardo Pedrini e si esibirono in più di novanta concerti e mentre le file dell’OI! italiano si ingrossavano di giorno in giorno, Steno fu tra i promotori dei primi due raduni skinheads italiani: quello di Monza e quello di Bologna, che si tenne al Casalone (oggi Il Covo).
Il grosso problema che attanagliava la scena era comunque lo scontro tra skin (ritenuti destroidi) e punk (anarcoidi): steno dimostrò di rendersene perfettamente conto pubblicando con la C.A.S. la raccolta, “Skins e punks = T.N.T.” nella quale i Nabat erano presenti con due brani. Del resto, se le notizie che rimbalzavano dall’Inghliterra raccontavano del movimento OI! come il braccio armato del National Front (l’estrema destra inglese), che dava la caccia a pakistani o indiani ritenuti “ladri dei posti di lavoro” dei bianchi inglesi, anche in italia la situazione era esplosiva, anche se pochi se ne rendevan conto. Lo scontro tra skin e punk raggiunse il culmine al terzo raduno OI!, dove scoppiò una mega rissa ed un accoltellamento gettò una sinistra luce anche sugli skinhead italiani. Il sogno di unità (o almeno convivenza) di Steno si infranse su ossa rotte ed una lama di coltello. Aveva vinto la logica dello scontro. Una storia che ancora oggi si ripete all’infinito dovunque volgiate lo sguardo.
I Nabat però non si diedero per vinti.
Nel 1984 uscì il secondo EP, “Laida Bologna”: la pessima registrazione del primo singolo era stata risolta ed il grido nichilista del gruppo arrivava più nitido e più rabbioso. Alla chitarra c’era Gabriele “Red” Raggini al posto di Stiv, trasferitosi in Inghilterra per entrare nelle file degli Skrewdriver (band OI! di stampo ariano). Nello stesso anno, da vero testardo, Steno pubblicò un’altra compilation che metteva insieme skin e punk: “Quelli che urlano ancora”.
L’anno dopo, finalmente, il debutto sulla distanza di un lp. “Un altro giorno di gloria”, dedicato a Nelson Mandela, spaziava nei suoni ma vedeva scemata la forza dell’OI! E forse del gruppo stesso: i Nabat si sciolsero nel 1987. ...