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Jack Daniel's Lovers

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50 anni di musica rock a Bologna!

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BIO

Sul finire degli anni ‘80 (1987) ebbe inizio l’avventura dei Jack Daniel’s Lovers. Il gruppo era nato come party band per allietare feste a base di rock’n’roll. La prima formazione era composta da Fabrizio “Billo” Campagna (voce), Piero “Perry” Balleggi (piano e fisarmonica), Vonn Washington (basso), Giuseppe “Ju” Guerra (chitarra), Roberto Pedrini (chitarra), Fabrizio Casadei (batteria) e Andrea De Luca (voce). La formazione subì quasi subito i primi cambiamenti con l’arrivo di Joe Galullo (chitarra), Luca Parmeggiani (basso), Cesare Ferioli (batteria) e l’abbandono di De Luca, che lasciò la voce nelle sole ed esclusive mani di Billo. Nel 1988 Galullo abbandonò e al suo posto arrivò Andrea Carreri. Le gesta della band, grazie soprattutto ad alcolici live, cominciarono a fare breccia tra appassionati e addetti ai lavori. Il rock anni ‘50 alla base dei Jack Daniel’s, era mischiato ad una presenza scenica di rilievo, questa miscela riuscì a portare la band tra i pochi ensemble degni di nota in un genere nel quale si rischiava di diventare la parodia dei grandi nomi internazionali. La neonata Lakota Records cominciò ad interessarsi seriamente al combo e propose alla band di debuttare sulla sua prima compilation. Il gruppo partecipò con entusiasmo lasciando ai posteri “Alligator shoes”. Intanto il patron della Lakota, Carlo Cavicchi, si convinse giorno dopo giorno che i Jack Daniel’s dovevano arrivare molto velocemente al primo album. Nell’estate del 1988, giunse direttamente dall’America Steve Berlin dei Los Lobos, chiamato in veste di produttore artistico. Le registrazioni dell’album videro inoltre la partecipazione di svariati importanti ospiti come Lee Allen (sassofono di Fats Domino e Little Richards), David Hidalgo (voce e chitarra dei Los Lobos), Dave Alvins (chitarra dei Blasters) e una vecchia conoscenza come Andy J. Forest all’armonica. Il lavoro si protrasse per alcuni mesi tra l’Italia e la California, facendo lievitare il costo del disco di svariate decine di milioni di lire. Renzo Arbore in gennaio 1989 chiamò la band per una settimana nella trasmissione televisiva “D.O.C.”, mentre in maggio dello stesso anno arrivava nei negozi di dischi “Stay out of jail”.

Il 33 era una cavalcata di rock’n’roll senza un attimo di tregua. Un capolavoro nel suo genere.

Il combo iniziò quindi una lunga trafila di concerti, tra Italia, Unione Sovietica (Vilnius) ed importanti aperture, come quella agli Stray Cats. Agli inizi del 1990 la band entrò in studio di registrazione per rifare un classico della musica italiana, “Tu vò fà l’americano” mentre la Lakota metteva in stampa il singolo. Poi tutto d’un tratto arrivò il fallimento della casa discografica e il gruppo cominciò a perdere qualche pezzo: Carrieri e Ferioli diedero vita ai Dirty Hands, mentre Billo cominciò a girare con i Malavida, al loro posto arrivarono di musicisti “storici” come Massimo Benassi e Vito Camporeale.

Nel 1992 i Jack Daniel’s Lovers, divenuti intanto un duo (Balleggi e Benassi), si accasavano alla WEA. La firma del contratto portava nel 1993 alla pubblicazione del secondo album, “Per non crescere mai” cui parteciparono diversi turnisti, alcuni dei quali si esibirono con il duo anche dal vivo. Il mancato successo del cd, dovuto anche ad una mancata promozione, portarono i Jack Daniel’s Lovers al capolinea. Il rock’n’roll non ne usciva certamente vincitore.    

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