Inizi anni ‘80, in Inghilterra imperversava la N.W.O.B.H.M., tra le nuove band che cercavano di spazzare via i dinosauri dell’hard rock, anche i Judas Priest, band nata nel 1969, ma che riuscì, nel momento dell’invasione punk, a mantenere ed accrescere il proprio successo, culminato proprio nei primi anni ‘80. Ma anche a Bologna ci fu un gruppo che fece proprio lo stilema del “nuovo metal” prendendo come modello proprio i Judas Priest. Erano i Crying Steel.
All’inizio della storia c’erano i Wurdalak, dai quali ben tre ex componenti migrarono verso la nuova band: Alberto Simonini (chitarra), Angelo Franchini (basso) e Luca Cardarella (batteria). A loro si aggiunse Luca Bonzagni (voce) e, dopo qualche cambio, la seconda chitarra di Franco Nipoti. Pronti per registrare il primo demo-tape, il combo sostituì il batterista con Luca Ferri e cominciò a distribuire il nastro con le loro fatiche musicali. La padronanza tecnica e la bravura dei singoli componenti portò ben presto la band ad avere un buon seguito. Beppe Riva, giornalista musicale specializzato in heavy metal, suggerì i Crying Steel all’etichetta discografica legata a Rockerilla, mensile per il quale scriveva. I Crying Steel furono quindi contattati per prendere parte alla raccolta “Heavy metal eruption”, con il brano “Thundergod”s. La Metal Eye, intuii subito il potenziale della band e propose di pubblicare un mini-lp. Nel 1984 “Crying steel” faceva breccia tra tutti gli amanti del metal, non solo italiano. Simonini e company avevano assimilato la lezione dei maestri riuscendo a produrre un disco originale, in un genere dove l’originalità è difficile da trovare. Passarono quindi due anni di concerti durante i quali la scena metal in Italia continuava ad ingrossarsi a dismisura. Una delle etichette più attente a questo genere musicale era la L.M. Records di Lido Adriano, capitanata da Luigi Mazzesi che decise di prendere sotto contratto i Crying Steel. Nel 1987 usciva “On the prowl”, album pubblicato in tre differenti versioni: Picture disc, vinile trasparente e cd (supporto ancora agli albori nel mercato indipendente). Il disco era un concentrato di riff, voce lacerante ed una sezione ritmica che sembrava un carro armato lanciato a mille all’ora. La bellezza del disco si scontrò però con tensioni all’interno della band, che vide l’abbandono di Simonini (chitarra) e Bonzagni (voce). Un duro colpo per un gruppo che nel suono della chitarra e nella voce del cantante fondava le proprie caratteristiche. I due furono sostituiti da Michele Vanni, ex Storm, e Lisa “Lee Hevil” Belladonna. Nel 1989 Lisa abbandonò e al suo posto arrivò l’ugola di Lisa Bisognin. Il metal degli inizi si tramutò in una sorta di A.O.R. dalle melodie ben in evidenza. All’indomani di un tour in Russia giunse un altro cambio di formazione, ma ormai la scena metal italiana stava mostrando la corda, come i Crying Steel, che nel 1991 si sciolsero.
Però a sorpresa, tre anni dopo, in occasione di un concerto al Centofiori, i Crying Steel ritornano ad esibirsi nella storica formazione. La cosa si ripeté vent’anni dopo, nel 2003. La voglia di lasciare ai posteri un secondo album fu colmata grazie all’interessamento della My Graveyards Production, che nel 2007 pubblicò “The steel in back”. Il disco riportava indietro le lancette dell’orologio ai primi anni ‘80, al momento di massimo splendore del metal e dei Crying Steel. Tuttavia, Simonini decise di lasciare il gruppo non prendendo parte nemmeno al concerto di presentazione del disco. I Crying Steel decisero quindi una pausa dall’attività live per dedicarsi alla scrittura del nuovo album, e, dopo l’ennesima defezione di Bonzagni, alla ricerca di un nuovo cantante. Finalmente alla fine del 2009 la band è tornata ad esibirsi dal vivo.
I Crying Steel rimangono, nonostante continui problemi di line-up - mentre scriviamo, 2010, Angelo Franchini (basso), Luca Ferri (batteria), Max Magagni (chitarra), Franco Nipoti (chitarra), Stefano Palmonari (voce) - una delle pochissime band metal degne di nota nel panorama italiano ed internazionale. Lode al merito.